L’epicondilite è un dolore localizzato all’epicondilo che rende dolorosi, o quando è molto grave anche impossibili, alcuni movimenti semplici come ruotare la maniglia della porta oppure versare da bere. L’epicondilo è un distretto anatomico che si trova all’altezza dell’articolazione del gomito: è facilmente individuabile portando il braccio a 90 gradi, piegando il gomito e ruotando la mano ponendo il palmo verso il basso. L’area sopra il gomito, appunto è quella interessata dall’epicondilite, ovvero l’infiammazione dei muscoli che si inseriscono sull’epicondilo.
Spesso erroneamente, viene chiamata anche Gomito del tennista, in quanto il tennis è uno di quegli sport che spesso genera infiammazioni all’epicondilo, ma va ricordato che anche altri soggetti possono esserne colpiti, come muratori e manovali, o chiunque esegua ripetutamente dei movimenti di flessione del braccio e rotazione del polso.
CAUSE
Generalmente vanno ricercate in uno scorretto uso dell’articolazione che messa in sovraccarico, tende ad infiammarsi nella componente epicondilare, ma non va assolutamente sottovalutata la compresenza di patologie a carico del rachide cervicale (c5-c6-c7), e proprio la compresenza di cervicalgia deve destare sospetto e attenzione nel trattamento per evitare il fallimento per incompletezza di trattamento alla fonte del problema.
DIAGNOSI
Il dolore specifico alla palpazione dell’epicondilo rappresenta il segno che caratterizza l’affezione. Viene eseguito sul gomito piegato a 90 gradi, e si palpa così il tendine comune epicondileo, l’interlinea omero-radiale, il bordo esterno della testa radiale e la zona in cui emerge il nervo radiale. Alla palpazione quasi sempre si apprezzano un paio di cordoni mialgici nel muscolo corto supinatore e nei muscoli radiali. Altro segno quasi certo è il dolore provocato nei muscoli epicondilari, quando si chiede una estensione contrastata del polso a dita flesse e l’estensione contrastata delle dita, sopratutto del medio.
TRATTAMENTO
Generalmente questa patologia è molto ostica, e il trattamento orale mediante antinfiammatori come Fans, non basta ( al primo dolore si può assumere un antinfiammatorio, ma non è consigliato l’uso per oltre i 5 giorni, e sempre sotto controllo medico). Se persiste la sintomatologia dolorosa, va preso in esame il trattamento di fisioterapia per l’epicondilite, il prima possibile, per evitare fenomeni di cronicità, che possono allungare di molto la guarigione.
Per prima cosa, va assolutamente allontanata la causa del dolore (racchetta da tennis, lavoro manuale intenso..ecc) fino al completo superamento del dolore. Evitare Prove varie per testare il livello di infiammazione, in quanto avrebbero solamente come effetto il riacutizzarsi della sintomatologia.
Come secondo rimedio, è consigliata la crioterapia: Borsa del ghiaccio classica, con cubetti, da mettere sulla zona dolorosa per almeno 15 minuti, 3 volte al giorno (non tenere sulla zona per oltre il tempo consigliato, pena ustioni da freddo).
Durante la giornata, è possibile provare a migliorare il “Sovraccarico” dell’epicondilo, mediante l’uso di un piccolo tutore, che va posizionato subito al di sotto della zona dolente, proprio nell’area molle al tatto. Tale tutore può essere usato anche durante gli allenamenti nel tennis, o durante le sessioni in moto.
Nel caso in cui i consigli sopra descritti non dovessero sortire un adeguato risultato, si può passare al trattamento ribilitativo che prevede una serie di metodologie da mettere in atto: il fisioterapista, valuta l’area coinvolta nell’infiammazione, andando ad analizzare quale muscolo è maggiormente doloroso. Si valuta anche il movimento che da maggiore dolore, ed eventualmente se vi è una corrispondenza a livello cervicale, per poterla trattare direttamente. Successivamente si può intervenire attraverso manipolazioni e un consistente lavoro sulla componente miofasciale in modo da allentare le tensioni che hanno generato quest’infiammazione e il suddetto lavoro può essere coadiuvato dall’azione di terapie fisiche quali tecarterapia, laser yag ad alta potenza o onde d’urto; sempre al fine di ridurre l’infiammazione.
Altri fattori da non sottovalutare sono un’adeguato stretching, in quanto un giusto allungamento permette un movimento corretto di tutte le strutture e l’utilizzo del kinesiotape per la riduzione dell’edema e dalla congestione.
È previsto inoltre in letteratura il trattamento con mesoterapia e infiltrazioni con cortisone e acido ialuronico.
TRATTAMENTO CHIRURGICO
La chirurgia è riservata a quelle situazioni in cui il trattamento non invasivo, non ha sortito i giusti risultati. Va comunque ricordato, che il trattamento di una epicondilite, può durare anche diverse sedute (anche 15-20 sedute possono essere necessarie a contrastare i casi cronici o molto resistenti).
Le tecniche chirurgiche più utilizzate sono:
- denervazione dell’epicondilo (Kaplan, Wihelm)
- escissione del tessuto patologico del tendine
- disinserzione del tendine a raschiamento dell’epicondilo (hohmann) associato eventualmente a una sezione del legamento anulare
- allungamento del secondo radiale
- ablazione dello pseudomenisco o delle frange sinoviali
- liberazione della branca posteriore del nervo radiale
- disinserzione dei muscoli epicondilei